Quando è necessario un impianto di trattamento acqua domestico?
Come viene trattata l’acqua che utilizziamo tutti i giorni?
L’acqua, fonte di vita e sostanza più diffusa in natura, grazie alle sue caratteristiche chimico-fisiche è un elemento fondamentale al quale ogni essere vivente è legato. Un esempio della sua importanza nella vita quotidiana dell’uomo è lo sviluppo delle civiltà antiche, sempre avvenuto in prossimità di corsi d’acqua. Ma come funzionano oggi i processi di approvvigionamento dell’acqua che utilizziamo tutti i giorni? Come viene trattata prima che arrivi in casa nostra? A cosa servo un impianto di trattamento acqua domestico? Lo spieghiamo in questo articolo.
Sulla Terra ci sono circa 1400 miliardi di km3 di acqua in continuo movimento e, con l’evoluzione delle civiltà, ci siamo legati a questo elemento per moltissimi processi che riguardano la nostra presenza sul Pianeta. Le popolazioni si sono sempre stabilite nei pressi di un’acqua adeguata alle proprie attività: inizialmente per l’abbeveramento e per l’irrigazione dei campi, oggi per gli stabilimenti industriali, i centri residenziali e le attività agricole, che vengono posizionati tuttora dove c’è maggiore disponibilità di acqua con le opportune caratteristiche.
Nel mondo l’acqua viene utilizzata quotidianamente per svariati scopi, ogni realtà con esigenze diverse che richiedono caratteristiche idonee le quali, qualora non fossero disponibili naturalmente, devono essere adeguate tramite specifici trattamenti, sempre più richiesti a causa della riduzione della qualità dovuta da inquinamenti antropici.
Ma, esattamente, come funziona l’approvvigionamento dell’acqua che utilizziamo tutti i giorni?
Da dove arriva l’acqua che utilizziamo
In termini tecnici, l’acqua presente in natura, prima di subire qualsiasi tipo di trattamento, si chiama acqua grezza. Raramente ha i requisiti giusti per poter essere subito utilizzata e per questo motivo nel tempo sono stati sviluppati diversi processi utili per trasformarla in base a quello che sarà il suo utilizzo finale. Dei trattamenti capaci di darle le caratteristiche idonee.
Le fonti da dove viene prelevata l’acqua che, dopo essere stata opportunamente trattata, utilizziamo tutti i giorni possono essere classificate principalmente in due tipologie: superficiali (fiumi, laghi, mare…) e sotterranee (fiumi sotterranei, falde).
Ma in base a cosa si sceglie la fonte più adatta?
La scelta della fonte di approvvigionamento più opportuna dipende dalla disponibilità e dalle caratteristiche delle acque rispetto ai requisiti richiesti per il suo utilizzo finale.
Ad esempio l’acqua di mare, che come tutti sappiamo è caratterizzata dall’elevata salinità, è inadatta per l’agricoltura e viene resa potabile solo nel caso in cui non ci siano alternative (con conseguenti costi elevati), ma può essere utilizzata per alcuni processi industriali.
Le acque dolci di laghi, fiumi e falde, invece, richiedono meno lavoro per la riduzione delle alte concentrazioni saline e hanno delle caratteristiche più idonee alla potabilizzazione.
Caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua
Nell’ambito del trattamento dell’acqua, quindi, un ruolo fondamentale ce l’hanno le sue caratteristiche chimico-fisiche, che variano in funzione della sua provenienza. Ad esempio per laghi, fiumi e acque sotterranee il tipo di sostanze presenti e la loro concentrazione dipende dal tipo di terreno, ma anche dalla presenza di insediamenti abitativi, attività industriali o agricole nelle vicinanze.
L’acqua, infatti, scorrendo trascina le particelle solide e la sua azione solubilizzante, aiutata dalla presenza di anidride carbonica, determina la presenza in maniera minore o maggiore di altri tipi di sostanze in soluzione come i solfati, bicarbonati, silicati, cloruri, calcio, magnesio, ecc.
Più pesanti invece sono gli effetti della presenza dell’uomo, che usa i corpi idrici sia per l’approvvigionamento che per lo scarico di quelle usate assieme a tutte le sostanze che contengono (es. sostanze biodegradabili, composti dell’azoto e del fosforo, ma anche pesticidi, metalli pesanti ed altre sostanze tossiche).
Un’altra variabile, inoltre, è la capacità della fonte di gestire gli inquinanti. Ad esempio fiumi, laghi e falde hanno delle caratteristiche tali per cui gestiscono gli inquinanti in modo differente:
- I fiumi, dove l’acqua è in continuo movimento, sono ricchi di ossigeno che, assieme all’attività biologica dei microrganismi, gli permette di auto-depurarsi e limitare gli effetti degli scarichi di natura civile.
- I laghi, caratterizzati dalla staticità delle acque, a differenza dei fiumi contengono meno ossigeno e accumulano più facilmente gli inquinanti (che causano eutrofizzazione).
- Le falde, infine, vengono alimentate dalle acque piovane che, attraversando gli strati di terreno, possono mettere in movimento le sostanze che incontrano. Non è raro, infatti, che nelle zone perlopiù agricole venga riscontrata nelle acque di falda la presenza di pesticidi altamente nocivi per la salute.
Requisiti dell’acqua per il consumo umano
Come abbiamo appreso, le caratteristiche specifiche che deve avere l’acqua dipendono dall’uso che ne verrà fatto. In particolare si possono distinguere:
- Acque civili: destinate al consumo umano e ricreativo (piscine, fontane, ecc)
- Acque industriali: utilizzate nei processi produttivi
- Acque agricole: utilizzate a scopo irriguo.
E ogni singola ulteriore tipologia di utilizzo richiede degli specifici requisiti. Ad esempio ogni processo produttivo necessita di avere o togliere determinate componenti, l’acqua utilizzata per le piscine ha dei parametri diversi rispetto a quella che esce dal rubinetto di casa o a quella usata negli impianti di riscaldamento e quella utilizzata per irrigare i campi non necessariamente è la stessa per abbeverare gli allevamenti.
Soffermiamoci però sulle acque destinate al consumo umano.
Riportando quanto scritto sul sito del Ministero della Salute:
le acque destinate al consumo umano sono tutte le acque trattate o non trattate, di uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, fornite tramite una rete di distribuzione oppure mediante cisterne, in bottiglie o contenitori. Comprese le acque utilizzate nelle imprese alimentari per la fabbricazione escludendo quelle la cui qualità non ha effetti sulla salubrità del prodotto alimentare finale. (Ministero della Salute)
In Italia il principale riferimento normativo è il D.Lgs. 31/2001, che attua la Direttiva europea 98/83/CE, con la finalità di proteggere la salute umana dagli effetti derivanti dalla contaminazione delle acque, garantendone la salubrità. Tutto basato sugli orientamenti dell’OMS.
Per approfondire: I parametri di qualità delle acque (Ministero della Salute)
Acqua potabile e acqua minerale non sono la stessa cosa
Perché l’acqua possa essere definita potabile, secondo la normativa, deve essere inodore, incolore e insapore, priva di microrganismi patogeni o sostanze nocive per l’uomo.
Le acque minerali, invece, sono le acque che, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e hanno caratteristiche igieniche particolari (in alcuni casi hanno anche proprietà favorevoli alla salute).
Riportando quanto scritto nel D.Lgs. n. 176 del 2011, le acque minerali naturali si distinguono dalle ordinarie acque potabili per la purezza originaria e sua conservazione, per la quantità di minerali, oligoelementi o altri costituenti ed, eventualmente, per alcuni loro effetti. Esse vanno tenute al riparo da ogni rischio di inquinamento.
Per approfondire:
- la normativa di riferimento per le acque destinate al consumo umano è il D.Lgs. n. 31 del 2001
- la normativa di riferimento per le acque minerali è il D.Lgs. n.176 del 2011
Il trattamento acque
Il tipo di trattamento dell’acqua, come abbiamo detto, viene scelto sulla base delle caratteristiche di partenza e l’utilizzo che se ne farà. Al giorno d’oggi è possibile trattare tutti i tipi di acque, infatti le tecniche odierne sono talmente affinate che è possibile eliminare ogni sorta di impurezza. Il problema sta nel trovare la soluzione economicamente accettabile, tenuto conto delle caratteristiche delle fonti di approvvigionamento a disposizione e dei requisiti da raggiungere.
Esistono diversi i tipi di trattamento e principalmente si tratta di processi chimici e fisici.
Le acque dolci superficiali, per essere destinate alla produzione di acque potabili, sulla base delle loro caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche, vengono classificate in 3 categorie, ognuna delle quali richiede trattamenti diversi:
- categoria A1 – trattamento fisico semplice e disinfezione
- categoria A2 – trattamento fisico e chimico normale e disinfezione
- categoria A3 – trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione.
Acque di qualità minore alle A3 vengono utilizzate solo quando non sono disponibili altre fonti e devono comunque, ovviamente, rispettare le norme di qualità.
L’acqua che arriva in casa nostra tramite rete idrica, quindi, viene adeguatamente trattata e resa potabile oltre ad essere analizzata costantemente dal gestore. Nel caso in cui l’approvvigionamento avvenga tramite falda, con un pozzo, l’acqua dichiarata potabile dall’ASL, che la controlla periodicamente, non necessita di trattamenti di potabilizzazione, ma chi ne usufruisce è tenuto ad analizzarla ogni anno.
Tipologie domestiche di trattamento acqua più diffuse
Salvo particolari eccezioni, quindi, l’acqua che arriva in casa è controllata, sicura e soprattutto potabile. Ecco perché i trattamenti domestici che si trovano in commercio servono ad affinare specifici parametri che possono rivelarsi ostici nella nostra vita quotidiana, ma comunque non pericolosi per la salute.
Vediamo quindi quali sono le tipologie di trattamento dell’acqua più diffuse a livello domestico:
- addolcitore: è un impianto che riduce la quantità di sali incrostanti presenti nell’acqua e quindi previene la formazione di calcare;
- frigogasatura: il più delle volte con annesso un filtro, è un apparecchio che serve per rendere l’acqua del rubinetto fresca e frizzante;
- filtrazione primaria: si tratta di un filtro generalmente con un grado di filtrazione di 50 µm o superiore che trattiene impurità grossolane presenti nell’acqua, come ad esempio sabbia, frammenti di metallo, ecc.;
- filtrazione a carboni attivi: particolare tipologia di filtro che rimuove tracce di cloro, metalli pesanti, amianto e pesticidi;
- ultrafiltrazione: trattiene solidi sospesi e impurità dell’acqua e, oltre a questi, a differenza di un filtro tradizionale, il suo grado di filtrazione gli permette di trattenere anche la componente batterica (normalmente viene applicato per acque non trattate con disinfettanti);
- Osmosi inversa: sistema di filtrazione estremamente spinto, che riesce a separare le molecole dell’acqua da tutte le altre componenti, tra cui inquinanti ma anche sali minerali, rendendo l’acqua molto simile a quella distillata salvo l’applicazione di un reintegro dei sali. Il processo di produzione di acqua osmotizzata, inoltre, necessita di un consistente scarto utilizzato per eliminare inquinanti e sali minerali (dal 30% al 60% dell’acqua trattata).
L’importanza di scegliere un impianto di trattamento acqua domestico consapevolmente
Che si tratti di un addolcitore, un frigogasatore, un filtro o altro, la scelta di un impianto di trattamento acqua deve essere fatto consapevolmente, per evitare acquisti inutili o addirittura dannosi.
Innanzitutto è necessario sapere quali sono le caratteristiche di partenza dell’acqua che vogliamo trattare, le esigenze che abbiamo e quindi i parametri che il sistema dovrà modificare. A questo punto, dopo aver analizzato gli impianti in commercio, si può scegliere quello più adatto alle proprie necessità.
E qui sorge la domanda: come faccio a sapere quali parametri devo modificare e qual è l’impianto più adatto?
Come prima cosa devi sapere che tutti i sistemi di trattamento dell’acqua in commercio sono regolamentati dal DM 25/2012, che si rivolge ai consumatori, ai produttori ed agli installatori, pensato:
- per garantire che i trattamenti non pregiudichino la qualità delle acque destinate al consumo umano, che sono già idonee dal punto di vista sanitario;
- che le apparecchiature garantiscano gli effetti dichiarati;
- che l’informazione completa sugli effetti dei trattamenti sia adeguatamente fornita al consumatore.
Inoltre il decreto, nella sezione rivolta al consumatore, fornisce gli elementi utili per la valutazione dei trattamenti offerti.
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Affidarsi a chi ha le competenze
Attenzione però, perché non basta affidarsi alle proprie sensazioni per acquistare un impianto di trattamento acqua, sia domestico che aziendale, soprattutto se non si conosce il settore. Un consiglio che possiamo dare è quello di chiedere supporto a chi ha le competenze e saprà quindi proporre la soluzione giusta.
Noi di Progestra, con 20 anni di esperienza nel settore del trattamento acque, abbiamo maturato pertinenti competenze sia in campo tecnico sia normativo che, unite all’accurata scelta dei fornitori, ci permettono di analizzare le situazioni e proporre le soluzioni più adatte alle diverse esigenze.
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